Nord della Presolana

Bosio – Sabato 16 Luglio 2022

Un giardino per Gianmario – Mercoledì 17 Agosto 2022

E’ da diversi anni che vorrei andare a scalare sulla Nord della Presolana ma, per un motivo o l’altro, non è mai capitata l’occasione. Sì, ci sono stato un paio di volte per riuscire a salire Miss Mescalina, ma questa via non la considero alla pari delle sue vicine, poste più a sinistra, sia per la lunghezza che per la chiodatura. La parete si può quasi considerare “dolomitica”, come altezza ed esposizione e, fra tutte le vie presenti, ora ce ne saranno più di una ventina, c’è da scalare per tutti i gusti, anche se una buona preparazione è sempre richiesta. Si passa da vie aperte a soli chiodi e che sfruttano i punti deboli della parete ad altre moderne, su alta difficoltà, che ricercano i punti con la roccia migliore.

Fortunatamente, negli ultimi anni, è stato fatto un buon lavoro di sistemazione di alcune delle vie più vecchie, andando a rinforzare le soste con uno o due spit, e aggiungendo magari qualche spit nei punti più delicati. Sono assolutamente d’accordo che, così, si altera non poco l’impegno della via, ma fermarsi su una bella sosta non mi è mai dispiaciuto, anzi, e poi si aprirebbe il solito discorso sui chiodi: bisogna farsi ogni volta le soste da sé, visto che non si sa chi ha piantato i chiodi la volta precedente e quando, ma allora fra togliere e mettere si rovina sempre di più la roccia,… Vabbé, si è capito che sono uno di quelli favorevoli alla sistemazione (con criterio ovviamente, dovessero piantare uno spit in mezzo al traverso di Polimagò sarebbe tutt’altra cosa).

Direi quasi finalmente, riesco ad organizzare con Luca per salire sulla Bosio, una via che avevo adocchiato da anni e per la quale avevo anche qualche mezzo sogno nel cassetto (tipo una solitaria invernale, che ormai penso di non avere nemmeno la voglia di fare). La parete Nord della Presolana è un po’ particolare per il meteo, io dico che “se c’è una nuvola in Lombardia, a Colere piove”, quindi bisogna andarci con previsioni assolutamente stabili, o almeno il più stabili possibile. Io infatti ho preso 2 volte su 2 la pioggia nelle precedenti uscite per salire Miss Mescalina.

E ovviamente, in questa estate così avara di pioggia, nemmeno guardiamo le previsioni! Il meteo infatti sarà bello durante tutta la giornata, si starà sempre in maglietta e la parete davvero piena di cordate! E’ anche vero che, quest’anno, la parete sembra andare abbastanza di moda, con qualche apertura di nuove vie anche.

Mi trovo con Luca alle 6:00 a Lecco e si parte, arrivando con calma al parcheggio di Colere assieme ad altre due cordate, tutte dirette su mete diverse dalla nostra. In poco tempo stiamo già sbuffando e sudando sul sentiero, che caldo che c’è già prima delle 8:00 di mattina! Come Luca raggiunge due ragazzi più avanti sul sentiero, questi accelerano anche loro e, fra tutti e quattro, iniziamo a salire veloci ma con un passo un po’ più spedito di quanto vorrei salire, col risultato di stancarmi non poco!

Come arriviamo nella conca sotto alla parete riprendiamo un attimo fiato e osserviamo la parete ancora in completo sole, che bella! Già si vedono e sentono all’opera diverse cordate in parete, decisamente più mattiniere di noi. Riprendiamo a camminare e riusciamo pure ad allungare il percorso, perdendo il sentiero, ma finalmente arriviamo alla base della via, dove possiamo tirare un respiro di sollievo perché siamo all’ombra!

Ci prepariamo e parte Luca; sono contento di lasciarlo partire così riprendo fiato ancora un po’! I primi tiri scorrono lisci, poi arrivano i due tiri in artificiale, di cui il primo è il mio. Parto dalla sosta, traverso a destra e mi alzo sul facile per una decina di metri almeno, senza nessuna protezione, poi arrivo ai primi due chiodi a pressione. Sono belli vecchiotti e non mi danno per nulla fiducia, per cui li carico il più delicatamente possibile per alzarmi e poi arrivare al primo spit, bello luccicante. Come lo metto tiro un respirone di sollievo! Dopo una prima parte su roccia gialla e non bella, il tiro prosegue in un diedrino di bella roccia, anche se molto verticale. Recupero Luca che poi si ingaggia sul secondo tiro di artificiale, questo molto più scalabile e su roccia bella ma molto fisico!

Stiamo salendo abbastanza veloci e anche i 4 tiri seguenti scorrono senza problemi. Da parte mia non sono per nulla in modalità da libera e, appena la difficoltà supera il VI, non ho nessun problema a tirare quello che mi capita per le mani!

Dopo l’ultimo tiro difficile tocca a me condurre e parto sulle roccette finali. Inizio a salire sul II / III grado, su roccia abbastanza dubbia, e ben presto Luca si trova a proseguire con me in conserva. Fra i piedi che sono completamente cotti nelle scarpette (scoprirò poi che Luca si è messo intelligentemente le scarpe prima di partire), la roccia così così, le corde che tiravano e la voglia di finire la via, ad un certo punto non metto più protezioni e sono convinto che abbiamo salito, io e Luca, un bel po’ di metri in conserva lunga senza dentro nulla, ovvero una delle cose più inutili che potevamo fare!

Esco finalmente sul cengione Bendotti e faccio sosta al volo su un masso, così posso finalmente raddrizzare l’imbrago che era tutto storto per le corde che tiravano e togliere le scarpette! In breve tempo mi raggiunge Luca e ci svacchiamo un attimo a riprendere fiato.

Per la discesa ci sono diverse possibilità e la più fattibile sono le doppie sullo Spigolo Castiglioni, che avevo letto essere di difficile riperimento e non così immediate. Dopo aver salito sbuffando un pezzo del cengione, ci ritroviamo sulla prima doppia, che non pensavo nemmeno essere attrezzata bene a spit! Da qui la discesa è abbastanza evidente, anche se non è così semplice. Ovvero nelle prime doppie, appoggiate, conviene portarsi dietro le corde, mentre poi bisogna stare attenti a dove si fanno andare le corde, perché lo spigolo è spesso ventoso e, sul verticale, queste vanno un po’ di qua e un po’ di là, con un certo rischio di incastro.

Scendiamo pian piano, stando attenti ad una cordata che scende sopra di noi e tira giù qualche sasso (come abbiamo fatto noi prima) e poi a una cordata che sta salendo su Miss Mescalina, che incrocia lo Spigolo in quel punto. Un solo mezzo incastro, facilmente sbloccabile, e siamo alla base della parete verso le 16:00. Qui conosciamo la cordata che ci era sopra nelle doppie, e che ha salito “Un giardino per Gianmario”, di cui conosco un componente, e con cui ci fermeremo per una birra al rifugio Albani.

Se, devo dire, la via non mi ha particolarmente entusiasmato, in quanto la linea è bella ma la roccia non chissà quanto, l’oretta al rifugio Albani, in cui non ero mai stato, ha reso la giornata carina. Chi gestisce la struttura sa davvero il fatto suo, ci hanno anche offerto le fette di torta che volevamo mangiare in quanto abbiamo arrampicato sulla Presolana!

Ora che partiamo dal rifugio sono le 18:00 e la discesa non è certo corta, così come il rientro in macchina in mezzo al caldo della pianura. Sulla Nord della Presolana le giornate magari non sono così stancanti ma sono sempre lunghette!

Dopo circa un mese sono d’accordo con Cesare per una via e gli propongo di andare ancora sulla Nord, per salire “Un giardino per Gianmario”. La giornata non è bellissima, è un po’ instabile verso il tardo pomeriggio ma, viste le tempistiche della scorsa volta sulla Bosio, non dovremmo beccarci acqua in testa. Diciamo poi scommetto un po’ anche col meteo, sperando di riuscire a salire questa via che mi hanno detto essere carina!

Cesare è uno di quelli della nuova generazione: il padre è istruttore al Cai di Carate Brianza e in montagna ne ha fatte di tutti i colori, e il figlio, arrivato all’età universitaria, si è appassionato anche lui alla montagna e all’arrampicata. Non ho mai salito una via di più tiri con lui ma so che ne ha salite di belle quest’anno, e in falesia ha anche un buon grado, per cui ci vado assieme senza alcun particolare pensiero, se non che sarà una bella giornata!

L’ora del ritrovo è la stessa della scorsa volta, così come il sentiero di salita, ma questa volta non sbagliamo l’ultimo pezzo e, soprattutto, si sente che è passato un mese e ci sono un po’ di gradi di temperatura in meno! Se pensavo fossimo da soli in parete, in realtà ci sono altre 3 cordate! Bene, vuol dire che il meteo non così brutto ha fatto fare anche ad altri la stessa scelta. Quando arriviamo in zona dell’Albani inizia a piovviginare, e non poco, ma continuiamo: non avrebbe senso fermarsi ora e non arrivare all’attacco della via.

Individuiamo in breve il chiodo rosso con anello, a due metri da terra, e parto poco dopo. Rispetto ad un mese fa mi sento molto meglio ad arrampicare e ho l’idea di salire la via in libera, visto anche che il grado massimo è VIII-, non chissà quanto alto (per me, mentre è ridicolo per gli standard odierni di scalata, nemmeno si scalda la gente sul 6c). Già sul primo tiro la sensazione è molto buona e salgo pulito la lunghezza, non male come partenza. Salgo in alternata con Cesare, la roccia è sempre buona e mi sento bene, per cui saliamo senza problemi di tiro in tiro. Rispetto alla Bosio, la linea mi piace molto di più, e forse soprattutto per la qualità della roccia, mai brutta! Anzi, ci sono dei pezzi su buchi davvero belli.

Ho in mente, in particolare, le lunghezze 7, 8 e 9 (la numerazione dipende poi dalle relazioni, i primi tiri sono abbastanza corti ma con un po’ di traversi, non so quanto siano concatenabili senza avere grossi attriti), su bel muro compatto molto lavorato e poi in bellissimo diedro. Gli ultimi tiri, come immaginavo, perdono di continuità e di qualità di roccia, ma sono ampiamente compensati dai tiri precedenti. Come usciamo, sono davvero contento della via e per essere riuscito a salirla tutta in libera, visto che in un paio di lunghezze mi stavo ghisando per bene e ho dovuto concentrarmi un po’ per non mettermi a tirare chiodi, come tendo a fare di solito…

E’ una via che consiglio davvero, come linea e come roccia. E’ spittata alle soste (con anelli di calata) e c’è qualche spit sui tiri, almeno in quelli iniziali, poi negli ultimi si trovano solo chiodi e clessidre. Rispetto alle relazioni che avevamo, in un paio di punti eravamo indecisi su dove andare ma, con un po’ di intuito, ci si trova sempre sul giusto.

Usciamo dalla via un poco più in ritardo del previsto, verso le 16:00, con un po’ di nuvole vicine che iniziano ad addensarsi ed in breve coprono la vicina cima della Presolana. Non mi piace troppo la situazione quindi, dopo una veloce pausa, si scende dalle doppie sullo Spigolo, che questa volta ricordo bene! Scendiamo bene ed in fretta ma poi, su una delle ultime doppie (la terz’ultima, se non ricordo male), sull’ultimo salto verticale, sbaglio a calarmi e, al posto di stare in verticale dietro alla sosta, mi sposto troppo a sinistra verso lo spigolo. In più, come al mio solito, per evitare una doppia dopo 30 metri scendo con tutte le corde fino al terrazzino più in basso, praticamente 60 metri sotto. Come cerchiamo di tirare, le corde scorrono per pochi metri ma poi si fermano. Riusciamo a farle scorrere dall’altra parte, fino al nodo, ma poi tirandole nuovamente si bloccano ancora. Dopo un po’ di tentativi, senza poi fare paranchi strani o altro, che non mi piacciono in questi casi e con così tanta corda fuori, visto che abbiamo ancora tutti e due i capi a disposizione, mi metto il cuore in pace e decido di risalire le corde, cercando di non guardare i nuvoloni che abbiamo dietro la schiena.

E’ un po’ che non risalgo una corda e ci metto un attimo, ovvero faccio un po’ di prove, per ricordare un modo decente per salire, anche se poi non sono così soddisfatto del lavoro perché, ad ogni risalita, salgo un po’ meno di quanto vorrei! Con l’aiuto di Cesare, che tende le corde sotto, pian piano salgo sul verticale: in questi casi bisogna solo mettersi di buona lena, col sicuro risultato di fare un bel po’ di fatica, e pian piano ci si alza. Finalmente arrivo su una zona più appoggiata e provo a tirare, ma ancora niente! Da qui stacco il pedale e mi tiro su a braccia sulle corde, è più veloce, finché arrivo pochi metri sotto alla sosta. Eh, ci credo che non venivano: le corde, troppo a sinistra, passavano proprio di fianco ad un sasso, col nodo incastrato sul sasso e l’altra corda, quella libera, che impediva al nodo di scastrarsi. In un attimo sistemo le corde e mi calo giusto, con l’ovvio risultato che poi le corde vengono quando le tiriamo! Di questa doppia, per un po’, di sicuro ricorderò come farla (c’è anche una freccia che indica dove andare, che non avevo seguito inizialmente…).

Ultime due doppie e posso tirare un respiro di sollievo, ora può mettersi a piovere quanto vuole! Sono le 18:00, avrei anche voglia di fermarmi al rifugio ma non è proprio presto, per cui iniziamo a scendere verso la macchina, con una bella pioggerellina che ci accompagna fino alla fine.

Come l’altra volta, la giornata è stata ben lunghetta e non poco stancante, specialmente per la risalita che mi ha consumato un po’ di energie, ma sono stato ben contento della via, proprio carina!

Chissà quando tornerò su questa parete: di sicuro non è una parete che mi fa impazzire ma di vie che mi attraggono non poco ce ne sono…

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